Riceviamo dal dott. Salvatore Sisinni e interamente pubblichiamo.
"Dopo tutto il clamore suscitato sui media dalle esternazioni del rapper Fedez, nel corso del concertone del Primo Maggio, a Roma, quest’anno ancora senza pubblico a causa della terza ondata della pandemia, ho ritenuto fare qualche considerazione in merito, vale a dire sull’esistenza o meno della censura in casa Rai o, in genere, in Italia. Ma quando mai? In Italia, invece, c’è tanta libertà di parola che, a volte, rasenta il libertinaggio verbale. Basti assistere a qualche diretta televisiva di una seduta di lavori alla Camera o al Senato. Spesso volano – come si suol dire – gli stracci ovvero se le cantano di tutti i colori, per usare una significativa locuzione popolare. Tornando al “caso Fedez”, che cosa ha detto contro la Rai di tanto irriverente o proprio offensivo da indurre la Rai a minacciare una causa contro di lui? Tutto ruota intorno al disegno di legge Zan in discussione al Parlamento. Alla vigilia del rinnovo delle cariche dei vertici Rai, che scadono nel prossimo mese di giugno. Il rapper prima ha attaccato la Lega di Salvini per l’ostruzionismo che, in qualche modo, starebbe facendo nell’opporsi ad alcuni provvedimenti di detta legge Zan, cioè ad estendere l’accusa di reato di odio per discriminazione raziale, etnica o religiosa a chi compia discriminazioni verso omosessuali, donne, disabili. E questo è giusto, anche se mi sembra che già sia considerato reato quello di chi offenda, insulti verbalmente o fisicamente sia le donne che gli omosessuali o i disabili. Gli stessi “bulli”, che abbiano raggiunto la maggiore età, cioè siano capaci di intendere e di volere vengono puniti anche con il carcere. Poi ha accusato la Rai che, essendo venuta a conoscenza tramite una telefonata avrebbe minacciato di censurare il suo intervento. Questa la scintilla che in poco tempo ha prodotto un incendio.
Perché – come sempre accade – il caso ha assunto una coloritura politica e, a difesa del rapper sono scesi in campo alcuni (attualmente) “pezzi da novanta” della politica, da Conte a Di Maio, al mite Enrico Letta, a Nicola Zingaretti, ad Andrea Orlando e Stefano Patuanelli. Tutti, questi, uomini di sinistra che hanno subito reclamato un radicale cambiamento in Rai. Ne hanno approfittato, per fare udire la propria voce di protesta a favore della libertà di espressione – anche questo è sempre successo – alcuni artisti, che si sono sempre espressi a favore, oltre che degli omosessuali, del cosiddetto ius soli o della liberazione della cannabis (la nota droga leggera). Il fatto che ha indotto la Rai a minacciare una querela contro Fedez è – se non ho capito male – è stato l’aver pubblicato una conversazione telefonica privata tra due esponenti Rai. Pare, infatti, che non si possano rendere pubbliche dichiarazioni o frasi dette per telefono, senza l’autorizzazione di chi le abbia pronunciate. Ora – si chiede il comune cittadino, l’uomo della strada, qual è si scrive – come finirà la vicenda. Come tante altre volte in passato. Tutto questo polverone, in poco tempo, scomparirà. E tutto tornerà come prima: le nomine in Rai continueranno ad essere conferite secondo il criterio della spartizione tra i partiti o movimenti che sono nella maggioranza, lasciando qualche briciola, se non proprio a bocca asciutta, quelli dell’opposizione del momento. In attesa che la minoranza di oggi diventi o ritorni maggioranza. Storia di ieri e storia di oggi! Dalla lontana Prima Repubblica alla Terza o Quarta di oggi, per certi aspetti, nulla è cambiato! E, in questa attesa, tutti i politici – certamente nessuno, annoiato o nauseato farà le valigie per tornare a casa – vivranno, per usare un’espressione che concludeva o che conclude le favole dei bambini, “felici e contenti”, non mancando di pestarsi i piedi l’un con l’altro alla minima occasione. Una sorta di “manuale Cencelli”.