Per la gente della mia generazione, la festa dell’Annunziata profumava di sole e di primavera, di mandorli in fiore e di tanta dolcezza.
Lei, l’Aurora di un mondo nuovo, dal vòlto gentile impresso nella statua solennemente esposta nel Santuario, sembrava - a noi ragazzi degli anni Ottanta - l’inizio di un tempo nuovo pieno di speranza, libero dai rigori dello studio e dell’inverno.
A quell’epoca, infatti, il 25 marzo non era solo una festa religiosa, ma era anche vacanza a scuola, e bambini e ragazzi di ogni età si riversavano a frotte nella via Maria Manca ove era allestita la tradizionale “Fiera dell’Annunziata”, una delle più antiche del Salento. E così, dall’una parte e dall’altra del ponte, una lunga teoria di baracche e bancarelle si distendeva al primo sole marzolino, ed alla loro ombra potevi trovare dai pulcini ai pesciolini rossi, dagli occhiali da sole alle musicassette, dalla “cupeta” ai biscotti di cioccolato e allo zucchero filato.
E, passeggiando di bancarella in bancarella, salutando parenti e amici, si giungeva al Santuario per sostare in silenziosa preghiera ai piedi della statua addobbata a festa; qui mamme e nonne, inginocchiate, si ingegnavano a spiegare ai bambini il senso di quel garofano che la Madonna porge a Maria Manca, rivelando con sottile orgoglio che la Madonna è apparsa anche a Squinzano, ad una nostra concittadina!
E così, di bocca in bocca, di cuore in cuore, questo segreto di fede è passato da una generazione all’altra tra alterne fortune, antichi entusiasmi e più recenti abbandoni.
L’augurio è che in questo anno così particolare per la storia del Santuario - ma anche per la nostra storia personale e sociale a causa della pandemia - ogni squinzanese possa far proprie le parole rivolte dalla Madonna a Maria Manca, e trovare ai piedi di Gesù Crocifisso salute, serenità, fede rinnovata e la volontà di impegnarsi con slancio perché questa preziosa eredità non vada perduta.