Matteo Maci, studente originario di Squinzano, e Costantino Miglietta, studente originario di Trepuzzi, sono gli autori di "Un'Estate da dimenticare". Il libro, pubblicato quest'anno, è il primo atto di una storia romantica e appassionante, ambientata in un Salento a tratti utopico e in cui l'emergenza sociale assume i tratti nudi e crudi di un racconto senza filtri, in grado realmente di raccontare la gioventù dal punto di vista della gioventù.
Abbiamo intervistato i due autori del libro, Matteo e Costantino.
- Buongiorno, che cos'è _Un'Estate da dimenticare_?
“Il nostro libro è stato un passaggio delicato della nostra vita, della nostra adolescenza. Abbiamo iniziato a scrivere circa un paio di anni fa, è il primo atto di una storia che, secondo noi, può essere utile a comprendere il mondo dei giovani grazie alla narrazione di "qualcuno all'interno", qualcuno che possa raccontare con esattezza ciò che interessa e appassiona la nostra generazione. Lo abbiamo ambientato in estate proprio perché i protagonisti, Rick e Jona, vivranno le loro esperienze in un'estate da ricordare”.
- L'Estate è da ricordare, perché il titolo è esattamente l'opposto? “Bella domanda, sinceramente è un controsenso voluto. Abbiamo esattamente cercato di portare alla luce, proprio senza filtri e raccontando il più possibile una realtà verosimile, ciò che può derivare dagli eccessi. Se l'estate è da ricordare, è anche da dimenticare”.
- Il ruolo femminile in questo libro? “Le donne hanno un ruolo centrale, ci sono varie figure che interpretano diverse personalità. Ci sono Clara e Marta che, per quanto possano essere frivole e superficiali dall'esterno, nel profondo nascondono due indoli molto diverse e, a tratti, inconciliabili tra loro. Queste due ragazze avranno un ruolo determinante nelle vite di Rick e Jona, i due protagonisti”.
- Perché "Rick e Jona"? “Personalmente ci piaceva il nome di Riccardo e poi volevamo affibbiargli, molto sarcasticamente, il cognome che derivasse da un alcolico, la scelta è ricaduta su "Martini". L'ironia della sorte ha voluto che poi, nella vita vera, abbiamo conosciuto realmente una persona con questo nome. Jona, invece, è un nome legato a Costantino, è un diminutivo legato alla figura del suo prozio, al quale hanno intitolato la scuola elementare di Trepuzzi ("Giuseppe Costantino Soz")”.
- Ci sono segreti che non avete divulgato intorno a questo libro? “Sì, ci sono interi capitoli cestinati e tenuti conservati. Abbiamo voluto far emergere il lato più duro e dirompente dell'essere giovani, abbiamo dovuto fare delle rinunce in ambito letterario e siamo stati, usando un eufemismo, "spietati"”.
- Un aggettivo per descrivere la vostra collaborazione. Matteo: "Personalmente, ho trovato in Costantino un partner letterario incredibile. Veniamo da due scuole di pensiero e artistiche molto differenti, io sono un appassionato di letteratura russa (Dostoevskij, in particolare) e di Salinger, lui adora la Beat generation degli anni '60/'70. Se dovessi qualificare con un aggettivo, direi sicuramente: "equilibrata". Costantino: "Naturalmente il processo di scrittura è stato ricco di momenti esilaranti, ci siamo divertiti davvero tanto. Non ci siamo solo limitati a raccontare la realtà giovanile e i suoi problemi, come l'alcolismo o la droga, oppure a descrivere la bellezza del nostro Salento in una chiave più giovanile, ma abbiamo anche sfruttato il momento per crescere, abbiamo colto tante sfaccettature e fatto tante esperienze nuove lungo il cammino del libro tanto che, alla fine, ne siamo usciti cambiati anche noi. Qualificherei il tutto come: "collaborazione prolifica".
- Le prospettive di questo libro e dove può arrivare Un'Estate da dimenticare? “Sicuramente ci sarà un atto II, ci stiamo lavorando. Abbiamo in mente di rinnovare questo progetto e di migliorarlo sempre di più, anche alla luce della capacità di coinvolgere i giovani, proprio il bacino che abbiamo raccontato e che racconteremo ancora. Non ci fermeremo, vogliamo rinnovare questa spinta propulsiva”.
- Il tema dell'educazione nel libro vs il tema dell'educazione nell'Italia del 2019? “Nel libro si narra dell'estate del 2017, la distanza temporale non è enorme. Sicuramente ci sono delle differenze, l'Italia attuale ha un'emergenza educativa importante, non spetta solo alla politica intervenire ma ci vorrebbe un serio e netto cambiamento culturale, una mentalità nuova secondo cui chi sbaglia paga, e, chi fa bene, dovrebbe essere premiato. Nel libro, naturalmente, gli eccessi raccontati sono legati anche a storture nell'educazione, è altrettanto vero che i tempi sono cambiati ed è difficile attribuire un'ottima educazione a tempi passati oppure una maglia troppo larga al modello attuale, bisognerebbe darsi delle regole e rispettarle, una comunità solida è una comunità fondata su delle solide regole”.
- Una canzone per descrivere Un'Estate da Dimenticare? Matteo: "Direi "My Generation" dei The Who. Abbiamo creato una playlist su Spotify con tutte le canzoni che possano raccontare Un'Estate da dimenticare”. Costantino: "Don't Tell How To Live" dei Monster Truck".
- Si è detto che l'Italia ha mutuato, almeno dopo la Seconda Guerra Mondiale, modi di vivere e di pensare tipici degli Stati Uniti. Secondo voi, è vero? “È una domanda un po' anomala e anche impegnativa. C'è da dire che Italia e Stati Uniti sono influenzate vicendevolmente; se un individuo si recasse in America, si potrebbe dire che troverebbe più Italia lì che in una grande metropoli del nostro Paese. C'è stato uno scambio più o meno alla pari, ma è un processo che ha interessato tutto il mondo occidentale, c'è stata una grandissima globalizzazione non solo economica e politica, ma anche del pensiero e dei costumi. In Italia, al contrario, i giovani sono affascinati non soltanto dagli artisti nostrani, ma anche da artisti americani e di altre parti del Mondo. Si può certamente affermare che, con un mondo interconnesso, anche l'educazione giovanile e la generazione attuale ha risentito di un grande cambiamento, di una rivoluzione culturale e sociale”.
- Perché leggere Un'Estate da dimenticare? “Perché non raccontiamo noi stessi, non perché non siamo interessanti eh (ridono), ma perché c'è tanto da dire sui ragazzi e le ragazze degli anni duemila. Una generazione che sogna di più ma che ha molte meno prospettive di realizzazione, decisamente si può dire che la percentuale "uno su mille ce la fa" si è abbassata, però non bisogna mai mollare e bisogna essere sempre sé stessi, anche con i propri demoni e le proprie insicurezze, bisogna amare la vita e bisogna amare intensamente, il messaggio di Un' “Estate da dimenticare” è uno sfogo verso il futuro, un segnale di speranza verso un cambiamento positivo”.
Che ne pensate del mondo degli autori indipendenti? “Noi stessi siamo autori indipendenti, pensiamo che sia un ottimo strumento per permettere ad ognuno di esprimersi anche perché rompono vecchi schemi e la modernità, salvo eccessi, è sempre positiva. Sappiamo di non essere i primi giovanissimi a cimentarsi in questo mondo e ne siamo felici, sempre più ragazzi rompono la "barriera invisibile' e si cimentano nell'arduo mondo letterario”.
- L'intervista finisce qui, vi ringraziamo. Volete fare un saluto speciale? “Salutiamo Antonio Greco, che ha collaborato insieme a noi nella stesura del libro. È stato fondamentale nella scrittura e nella pubblicazione, ci ha aiutato tantissimo nella parte "balistica" della storia, lui è un appassionato di armi e, per chi ha letto o leggerà il libro, potrà confermarlo”.
- Buona fortuna per il vostro prossimo lavoro. “Grazie mille, a presto con un'altra Estate da Dimenticare”.