È arrivata ieri la condanna a 10 anni per la 40enne coinvolta nell'incidente stradale in cui perse la vita lo squinzanese 24enne Andrea Maggio, nel giugno del 2019.
Una tragedia che sconvolse l'intera cittadinanza, per la perdita di un giovane studente di medicina molto conosciuto e stimato in paese, figlio di un noto imprenditore del posto. Il fatto di cronaca avvenne presso un incrocio fuori dal centro abitato sulla strada provinciale che conduce a Casalabate; il 24enne, a bordo di una moto Kawasaki, si sarebbe scontrato improvvisamente con la Fiat Panda condotta dalla donna, di Trepuzzi, che secondo le indagini avrebbe svoltato senza dare la dovuta precedenza. A seguito del forte impatto, il giovane morì poi all'Ospedale "Vito Fazzi" di Lecce dove fu trasportato d'urgenza.
Secondo la ricostruzione dei fatti, la donna era al volante in stato di alterazione, e questo non le avrebbe permesso di essere completamente presente a se stessa mentre guidava. La condanna stabilita dal giudice in dieci anni di reclusione per la donna, è probabilmente anche figlia di questo importante elemento. L'automobilista ha sempre manifestato ed espresso grande dolore e dispiacere per quanto accaduto.
"Una perdita di portata incolmabile" si legge nelle parole del magistrato riportate sul Nuovo Quotidiano di Puglia che ricorda il bene e l'amore profuso da Andrea anche dopo la sua morte, grazie alla solidarietà della famiglia che, nel dolore inconsolabile, ha trovato la forza di reagire adoperandosi per salvare altre vite ed evitare ulteriori tragedie come quella che ha portato via Andrea. L'imprenditore Nicola Maggio, padre di Andrea, ha infatti finanziato la realizzazione di una rotatoria sull'incrocio teatro dell'incidente, per rendere più fluido il traffico, e di una cartellonistica illuminata che potenzi l'attenzione e la sicurezza stradale, invitando alla prudenza e al rispetto del codice della strada. Progetto già approvato dai Comuni di Squinzano e Trepuzzi e dalla Provincia di Lecce, e che Nicola Maggio considera "un modo per ridurre gli incidenti stradali, spesso mortali, come quello accaduto ad Andrea, e per evitare che altri genitori e fratelli piangano i propri cari, provando lo stesso dolore atroce che abbiamo vissuto noi e che continuiamo a provare ancora oggi con la stessa intensità del primo giorno".