Un atto incivile che ha fatto indignare molti, compreso Mons. Antonio Montinaro, parroco della chiesa imbrattata, originario di San Pietro Vernotico, e l'Arcivescovo di Lecce, Mons. Michele Seccia, che si è espresso duramente contro la mano o le mani che hanno agito, con parole di condanna per chi oltrepassa i limiti della legalità, al di là di qualsiasi fine. Una situazione che va avanti da un pezzo, tanto che la città è piena da tempo di queste scritte, spesso apparse su edifici importanti della stessa città, come ad esempio sulle pareti dell'ex convento degli Agostiniani o dell'istituto d'Arte che ha sede di fronte al Palazzo di Giustizia.
“Opporsi e protestare - dichiara l’arcivescovo di Lecce a qualche ora dal grave atto di vandalismo ai danni delle pareti esterne della chiesa di Santa Lucia in Lecce - contro chi vorrebbe deturpare per i propri interessi economici l’ambiente e la natura, patrimonio di tutti, e poi scagliarsi contro un edificio di culto che è un bene collettivo, un punto di riferimento per l’intero quartiere, un luogo di aggregazione che appartiene alla comunità, non solo è un controsenso e una vera e propria ipocrisia ma è il modo peggiore per far valere le proprie ragioni. Il vandalismo e la violenza non sono certo la più opportuna cornice a un dibattito sia pur vivace e particolarmente sentito dalla nostra popolazione”.
“Le vere lotte per la difesa di un diritto - prosegue Seccia - , qual è il rispetto dell’ambiente e della salute, sono battaglie di civiltà, per questo non possono e non devono sconfinare in episodi contro il bene comune: rappresentano una contraddizione e creano ulteriori divisioni e grande disagio sociale; come se non bastassero già i drammi esistenti. L’ho ripetuto in altre occasioni: abbassiamo i toni e rifiutiamo con forza ogni forma di violenza. Scavalcare il limite della legalità pur nella consapevolezza di ribellarsi a scelte nocive per il benessere di tutti, rimane comunque un atto del quale dar conto non solo alla giustizia terrena ma anche a quella divina”.
“Sulla vicenda del gasdotto - è il pensiero ricorrente dell’arcivescovo - ribadisco quanto già espresso fin dal mio arrivo nel Salento: ci saranno davvero benefici per questa terra e per la sua gente? Qualcuno dovrà pure spiegarlo alle popolazioni coinvolte da questa scelta. Papa Francesco nella Laudato sì ricorda a tutti noi che il Creatore ha affidato la terra all’uomo per proteggerla e tutelarla, per ‘coltivare e custodire’ il giardino del mondo. Mentre «coltivare» - scrive il Papa - significa arare o lavorare un terreno, «custodire» vuol dire proteggere, curare, preservare, conservare, vigilare. Ciò implica una relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura. Ogni comunità può prendere dalla bontà della terra ciò di cui ha bisogno per la propria sopravvivenza, ma ha anche il dovere di tutelarla e garantire la continuità della sua fertilità per le generazioni future”.
“Mentre auspico - conclude Seccia - un immediato ritorno al dialogo e al sereno confronto tra le parti coinvolte perché si cerchino soluzioni, le più opportune, per il rispetto delle popolazioni e delle future generazioni ma anche per la salvaguardia di un ambiente, il nostro, troppo spesso ‘turbato’ dalle esigenze dello sviluppo e del mercato. Sono vicino e solidale con il parroco e con l’intera comunità di Santa Lucia in Lecce dopo i fatti della scorsa notte e spero tanto che l’episodio ai danni dell’edificio sacro possa essere l’ultimo di una serie tra quelli che stanno sfigurando la bellezza e il decoro della nostra città”.