Il Lecce in Serie A contro tutto e tutti, ora i "covercianisti social" si mettano da parte

di Oronzo Valletta 08 Maggio 2022

Contro il Pordenone il Lecce doveva solo trovare il gol vittoria e lo ha trovato al minuto 46 dei 90 a disposizione (ma sarebbe andato in A comunque).
Naturalmente il campionato è stato vinto nelle precedenti 37 partite e per questa decima promozione, quella della "stella", mi vengono in mente queste parole: primo posto (per la seconda volta dopo il 2009-2010), continuità, equilibrio (71 punti, terzo attacco con 59 gol fatti, miglior difesa con 31 gol subiti, migliore differenza reti a +28). Solo due volte il Lecce aveva fatto meglio in termini di punti (83 nel 2007-2008 con Papadopulo - arrivando peraltro terzo e poi vincendo i play off - e 75 nel 2009/2010 con De Canio) e solo una come differenza reti (+41 nel 2007-2008).
Partito, nei pronostici, nel gruppetto in seconda fila, alle spalle di Parma, Monza e Benevento in pool position, il Lecce - dopo un brutto inizio dovuto ai tanti cambiamenti - è sempre stato nel gruppo di testa, dal quale mai si è saputa staccare una squadra, ed alla fine è arrivato meritatamente primo per essere stato, appunto, il team più continuo  (37 punti all'andata e 34 al ritorno, costantemente nelle prime 4 posizioni) ed equilibrato (miglior rapporto gol fatti/gol subiti).
Nel gioco la squadra è stata "da serie B", sempre propositiva (e tanto mi basta), poche volte "scintillante" ma mai vittima del suo estremismo tattico,   quasi sempre da 6,5 (tranne pochissime gare ciccate) e così si vincono i campionati.
Gli artefici di continuità ed equilibrio sono stati il progettista Pantaleo Corvino, che ha ottenuto il massimo risultato dal rapporto risorse/prodotto, ed il capocantiere Marco Baroni, che ha saputo gestire al massimo le risorse umane, dentro e fuori dal campo.
Per me, senza nulla togliere a nessuno, le colonne portanti sono stati uno stratosferico zio Lucioni, Hjulmand, Strefezza, Coda e Di Mariano (la cui lunga assenza ha inciso molto nel periodo più complicato).
Ora il progettista si rimetterà all'opera per un altro compito molto arduo, costruire una squadra da serie A, ed al solito non mancheranno i consigli dei covercianisti social, quelli dei milioni di post sul contratto da fare a Donati nell'estate 20 (pareggiando i 750.000 netti offerti dal Monza, al momento ancora in B), a Pettinari nell'estate 21 (6 gol e non sempre titolare nella Ternana di centroclassifica) e sulla straziante partenza di Mancosu alla Spal, partita con il Lecce nel gruppo alle spalle delle 3 favorite e poi salvatasi con fatica.
Naturalmente tutti questi esperti (insieme ai famigerati    del "la società non vuole salire, noi ragioniamo e non ci facciamo turlupinare dal Pensiero Comune") fanno parte del gioco, che è bello proprio perché tutti possono dire la loro alla pari. Peccato soltanto che, a messa finita, non sappiano ammettere che qualcuno - peraltro preposto a farlo - ci aveva visto meglio di loro e soprattutto che ciò non sarà valso a nulla quando tra un mese avranno ripreso a mitragliare sentenze su tutti, in primis sul mister di turno, che, chiunque sia, è sempre colpa sua, perché Mazzone era davvero un'altra cosa (ma pure lui volevano cacciare a metà campionato 1987-1988, poi vinto).

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